5 vini biologici da provare

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Un bicchiere di vino al giorno toglie il medico di torno. No, è vero, quella era la mela. Buonissima, ma la lasciamo agli astemi. Il vino, con moderazione, a tavola (e anche fuori) ci vuole. E per chi tiene molto alla propria salute, e a quella dell’ambiente, la scelta ricade su un buon vino biologico.

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Sostenibilità ambientale e attenzione al benessere del consumatore caratterizzano la produzione di questa tipologia di vini. Le regole per ottenere la certificazione bio sono precise: si producono uve biologiche, coltivate senza l’aiuto di sostanze chimiche di sintesi (concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi in genere) e senza l’impiego di organismi geneticamente modificati. Mentre in cantina si esegue la vinificazione utilizzando solo i prodotti enologici e i processi autorizzati dal regolamento 203/2012. Per  voi, abbiamo scelto 5 vini biologici da provare assolutamente.

5 vini biologici da provare: Cabernet Franc IGT – Azienda 47 Anno Domini

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Nella campagna trevigiana, attraversata dalle acque del Sile e del Piave, nell’azienda 47 Anno Domini si produce un Cabernet Franc Igt. Un rosso rubino intenso che tende al violaceo colorerà il calice appena riempito. Al naso si presenterà con un’intensa nota erbacea unita a sentori di ciliegie e more e al classico aroma di peperone verde. Il sapore asciutto e ben equilibrato tra corpo e acidità è perfetto per accompagnare carni bianche alla brace, al forno o brasate.

5 vini biologici da provare: Brunello di Montalcino – Azienda Col d’ Orcia

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Un grande classico della terra toscana, il Brunello di Montalcino non poteva mancare all’appello. E nel mondo del “biologico” il Brunello di Montalcino DOCG Nastagio dell’azienda Col d’Orcia si fa notare. Un vino pieno, persistente e morbido. Affinato in legni quali tonneaux e botti grandi, il vino acquista aromi terziari fini ed eleganti che ne aumentano la complessità. Si tratta di un rosso che è frutto di grande passione e attenzione all’ambiente naturale. L’azienda del senese è un’oasi biologica e il vino una garanzia.

5 vini biologici da provare: FontaneBianche – Azienda Vino Lauria

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Partiamo dall’estremità dell’Italia. Il FontaneBianche dell”Azienda Vino Lauria è un bianco siciliano che nasce dall’accostamento del più tipico Catarratto al delicato Zibibbo. Il primo, un vino sottile, con una lieve nota di mandorla amara incontra il secondo che lo addolcisce leggermente. Il risultato di questo sodalizio è un vino fresco e leggero che racconta i profumi e il clima tiepido della terra in cui nasce.

5 vini biologici da provare: Primitivo di Manduria – Azienda Agricola Felline

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Dal Salento un vino tradizionale del territorio, il Primitivo di Manduria. La storia della Azienda Agricola Felline si intreccia con quella di questo vino biologico che ha ricevuto importanti riconoscimenti. Colore rosso intenso, profumo di frutta rossa, di erbe mediterranee. In bocca è ricco, profondo, con aromi fruttati avvolgenti. A tavola è perfetto con sughi, ragù di carni e arrosti.

5 vini biologici da provare: Vino Bianco IGT Fiaba – Azienda Agricola Maria Galassi

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Per gli amanti del bianco, un vino che è una favola. Anzi, no, una Fiaba. L’azienda agricola Maria Galassi, accolta nelle colline di Cesena, offre da bere Fiaba, Vino Bianco Igt Bio: l’ incontro di uve di Chardonnay e Rebola.  All’occhio colpisce il colore giallo lucente. L’olfatto è investito da note aromatiche calde di fiori gialli e sentori di liquirizia. Un gusto equilibrato caratterizzato da un ingresso potente e da un finale sostenuto da buona acidità. Un racconto che incanta il palato.

Non vi resta che scegliere e brindare!

 

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Ivana Figuccio
ivana.figuccio@gmail.com

Fimmina siciliana sono ma per inseguire il sogno del giornalismo – figa! – mi sono trasferita a Milano. In valigia, oltre ai sughi preparati da mamma e il pane – che quello di “giù” è più buono –, anche una laurea in comunicazione e un master in giornalismo. E sì, ho il brutto vizio di voler parlare, scrivere, raccontare. Qualche saggio dice che il silenzio è d’oro. Questo spiegherebbe perché non sto seduta su una montagna di lingotti preziosi mentre parlo – tanto per cambiare – di me.