Cantina Marchesi Alfieri, la nobiltà del vino

Il Monferrato non smette mai di stupirci e in questa terza settimana di Vendemmia in Piemonte vi sveliamo un’altra sorprendente realtà custodita tra le colline piemontesi. Ad aprirci le porte della cantina…e del castello è l’azienda Marchesi Alfieri a San Martino Alfieri.  Una storia d’altri tempi in cui, ancora una volta, vino e famiglia sono legati indissolubilmente. E proprio il vino è il fulcro di tutte le generazioni che si sono susseguite: l’amore per la terra e per la produzione vinicola è il file rouge che le lega.

Famiglia e vino, una storia lunga secoli

Nelle colline piemontese, tra Asti e Alba, sorge la cantina Marchesi Alfieri. E’ dal 1616 che la famiglia nobile degli Alfieri abita la residenza a San Martino Alfieri e porta avanti, sempre con lo stesso amore, la cura dei terreni e dei vigneti. A condurre l’azienda dal 1983 sono le tre sorelle Emanuela, Antonella e Giovanna San Martino di San Germano.

Numeri importanti raccontano l’azienda: la superficie vitata è di 21 ettari, di cui 16 di Barbera e il resto suddiviso tra Pinot Nero, Grignolino e Nebbiolo; 130.000 le bottiglie all’anno. Una produzione impegnativa che in ogni sua fase rivela l’esperienza e la dedizione di questa azienda e di chi opera al suo interno, come l’enologo e direttore Mario Olivero.

Prima della vendemmia il lavoro si concentra sulla valutazione della maturità delle uve, degli zuccheri, dei parametri acidici e della maturazione fenolica, seguita anche da una degustazione. Solo dopo aver capito che la maturità è quella ideale per poter produrre il vino che l’azienda vuole realizzare si procede con la vendemmia. Questa avviene ancora manualmente, in piccole cassette di 18-20 Kg: vengono tagliati e selezionati i grappoli già nel vigneto, poi portati in cantina e su un tavolo di cernita verrà ancora una volta controllata la qualità dei grappoli di andare in pigiatura e quindi in vasca.

L’eccellenza in bottiglia

Gli anni, o forse meglio dire i secoli, di esperienza si vedono e si gustano nel calice. Marchesi Alfieri punta a produrre vini strutturati, connotati da complessità e grande eleganza che riescano a esprimere la forte identità di questo territorio e delle sue uve. Che l’obiettivo sia stato raggiunto con successo ce lo dimostra, ad esempio, l’Alfiera, punta di diamante della cantina. Barbera d’Asti Superiore Docg, un rosso di importante struttura e morbidezza che bene rappresenta il carattere dell’azienda e l’impegno nella lavorazione delle uve.

Ma l’inconfondibile firma di Marchesi Alfieri è anche nel Blanc de Noir, Pinot Nero 100%. Eleganza e persistenza in un vino prodotto da uve pinot nero in purezza, varietà che in azienda ha una storia di oltre due secoli quando è stata introdotta nelle vigne degli Alfieri dal conte Camillo Benso di Cavour.

Dove vino e turismo si incontrano

Marchesi Alfieri riesce a riunire in cantina e in questo territorio amanti del vino e turisti appassionati. Qui l’enoturismo diventa realtà, anche se siamo in un castello da sogno. Le bellezze naturali del luogo e quelle magiche degli ambienti interni sono una vera attrattiva per chi ha voglia di quiete, di storia e naturalmente di un calice di qualità. Un piccolo albergo nel borgo settecentesco ai piedi del castello accoglie gli ospiti in un clima di grande fascino. E la scoperta dell’azienda e della residenza continua con le visite al parco, all’Orangerie barocca e alla antiche cantine.

Una passeggiata nel parco, immenso e curatissimo in ogni dettaglio, è una garanzia per momenti di puro relax. All’interno del castello, invece, è possibile ritrovare quel’’atmosfera incantata che riporta indietro nel tempo. A suggellare questo tour sarà la degustazione, che oltre ad avvicinare al vino, permette all’ospite di conoscere di più del lavoro e delle tecniche adottate in vigna e in cantina.

Insomma, per un viaggio nel tempo e nella bellezza la direzione è sicuramente verso Marchesi Alfieri, nel cuore del Roero.

Ivana Figuccio
ivana.figuccio@gmail.com

Fimmina siciliana sono ma per inseguire il sogno del giornalismo – figa! – mi sono trasferita a Milano. In valigia, oltre ai sughi preparati da mamma e il pane – che quello di “giù” è più buono –, anche una laurea in comunicazione e un master in giornalismo. E sì, ho il brutto vizio di voler parlare, scrivere, raccontare. Qualche saggio dice che il silenzio è d’oro. Questo spiegherebbe perché non sto seduta su una montagna di lingotti preziosi mentre parlo – tanto per cambiare – di me.