Cantina Ponchione, il sapore della tradizione

La partenza di Vendemmia in Piemonte è tra le colline di Roero, precisamente a Govone dove si distendono ettari di filari curati dall’amore e dall’esperienza della famiglia Ponchione. Un’azienda vitivinicola, una cantina che si tramanda da generazioni ma soprattutto una famiglia appassionata del territorio e del vino che produce. E questa passione si vede e si sente in ogni acino e in ogni sorso di vino che abbiamo assaggiato.

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C’era una volta nonno Gundìn

La storia inizia da qui, dal nonno Gundìn, secondogenito ma il primo a buttarsi in questa nuova esperienza. Dalla sua prima vigna, il Pasau, si muovono i primi passi verso quella che poi, filare dopo filare, diventerà l’Azienda Agricola Maurizio Ponchione, adesso guidata dal nipote di Gundìn, Maurizio. Oggi la cantina conta dodici ettari su cui vengono coltivate uve di pregio: Barbera, Nebbiolo, Dolcetto, Arneis e Chardonnay.

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La cura per il territorio, l’attenzione alla salute delle piante e dell’uva sono gli stessi degli inizi. Ogni fase è seguita da Maurizio e la sua famiglia: dalla coltivazione alla potatura, dalla vendemmia alla vinificazione, senza perdere di vista gli obiettivi principali: qualità del vino e benessere della terra e dei consumatori. Da qui la scelta di non impiegare prodotti chimici e di ridurre al minimo indispensabile l’utilizzo di particolari trattamenti. L’azienda Ponchione utilizza ancora semplici falciatrici per tenere in ordine i filari e attua il diradamento. Operazione fatta tra luglio e agosto eliminando parte dei grappoli per ottenere uniformità di produzione: è così che avranno grappoli più maturi, più sani e qualità del vino eccellente.

Valorizzazione del territorio

Il legame con questo territorio, con il Roero si manifesta anche nella scelta di valorizzare questo territorio, di farlo conoscere attraverso la cantina e il vino ma non solo. La cantina Ponchione ha infatti avviato la promozione di questo patrimonio straordinario con una serie di progetti e di iniziative. Come tutte le cantine della zona anche l’azienda di Maurizio apre le porte per le degustazioni dei suoi vini. Ma qui, più che le porte della cantina, si aprono all’ospite quelle del Ciabot. Parola che ha il suono della tradizione piemontese e infatti si tratta di un piccolo prefabbricato usato anticamente come ripostiglio per gli attrezzi agricoli, oggi adibito dalla famiglia Ponchione a sala degustazione. L’assaggio dei vini, quindi, avviene proprio lì dove tutto ha inizio, tra i filari, sulla Colline degli Albazzi. Una terrazza da cui ammirare distese di viti e tramonti incantevoli.

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Ma se questo non basta a convincere che il vino e il territorio sono una cosa sola e che vanno scoperti insieme, l’azienda ha una proposta ancora più suggestiva. Le cene in vigna a cui è impossibile dire di no. Proprio tra i filari, in un’atmosfera magica ed emozionante, è possibile scoprire il vino ma anche il cibo piemontese in abbinamento. Una cena sotto le stelle, abbracciati dalla vigna e coccolati da un menù che ha il sapore della tradizione.

Come il territorio anche il passato ha un valore importante per la cantina Ponchione e viene conservato gelosamente nel museo che la famiglia ha deciso di allestire in una vecchia cantina di fine ‘800 inizio ‘900. Qui sono custoditi attrezzi da lavoro per i vigneti e in cantina, strumenti e utensili della quotidianità e soprattutto ricordi. Un bel tuffo nel passato per conoscere la storia della famiglia e dell’azienda e per riportare alla luce quella tradizione che ancora oggi è il cuore pulsante di questa realtà.

Una novità in famiglia

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Grande tradizione in bottiglia con quelli che sono i capisaldi del panorama vinicolo piemontese ma anche qualche chicca che ha il sapore della novità. Così Maurizio Ponchione presenta Metodo Classico Rosè, new entry dell’azienda. Un metodo classico voluto per integrare la gamma, ricercare dei prodotti che dal vitigno autoctono possano dare origine a metodi classici di grande qualità. In questo caso si tratta del Nebbiolo della Collina degli Albazzi che dà vita a uno spumante di grande personalità.

Ivana Figuccio
ivana.figuccio@gmail.com

Fimmina siciliana sono ma per inseguire il sogno del giornalismo – figa! – mi sono trasferita a Milano. In valigia, oltre ai sughi preparati da mamma e il pane – che quello di “giù” è più buono –, anche una laurea in comunicazione e un master in giornalismo. E sì, ho il brutto vizio di voler parlare, scrivere, raccontare. Qualche saggio dice che il silenzio è d’oro. Questo spiegherebbe perché non sto seduta su una montagna di lingotti preziosi mentre parlo – tanto per cambiare – di me.