CANTINE PELLEGRINO: 5 SFUMATURE DI MARSALA

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Il mare, il vento e una terra molto generosa. Sono proprio questi i principali fattori che contribuiscono alla nascita di un prodotto unico al mondo: il marsala. E’ nella provincia trapanese che questo vino liquoroso nasce oltre due secoli e mezzo fa e tante sono le cantine che si dedicano con passione alla sua produzione. La storia di oggi ha per protagonista le Cantine Pellegrino e i loro straordinari cinque marsala che vi faremo scoprire!

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Quella del marsala è una storia lunga e ricca di aneddoti per via dei protagonisti che l’hanno animata. Si chiamano Horatio, John, Bip, Joseph e Anita: personaggi storici ma anche i nomi dei cinque vini nati in casa Pellegrino. Nella cantina siciliana nascono, infatti, diverse varianti di questo vino liquoroso, tutte prodotte con uve tipiche del territorio e ognuna con un carattere ben definito.

HORATIO, IL MARSALA EROICO

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L’ammiraglio Horatio Nelson è il primo personaggio ad essere celebrato con un marsala Pellegrino. Alla fine del ‘700 l’eroe britannico utilizzava il marsala per rifornire la sua flotta credendo fosse una bevanda con particolari proprietà benefiche. L’Horatio di Cantine Pellegrino presenta sentori di albicocca e fico secco e note di vaniglia. Al palato risulta moderatamente secco e spicca l’albicocca. Se pensiamo che il marsala si abbini bene ai dolci secchi siciliani e a quelli di marzapane, siamo sulla strada giusta. Ma Horatio si presta anche a scelte più coraggiose come uno stracotto di petto di piccione selvatico al vino marsala avvolto in lardo di suino nero dei Nebrodi.

JOHN, IL MARSALA DEL SUO INVENTORE

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Ambra intenso, note di albicocca e carruba con sentori ti timo e pepe nero. Lui è Old John, il marsala dedicato a John Woodhouse, ricco mercante di Liverpool, padre di questo straordinario vino. nel 1773 approda sulla coste marsalesi e aggiungendo alcol al vino del posto crea il primo vino marsala. Il gusto è pieno e caldo, con sentori di albicocca e frutta candita. Si sposa perfettamente con dolci con creme ma è amore anche un piatto più elaborato: che ne dite di un bel piatto di mele cotogne glassate con zucchero di canna in involtino di prosciutto neri dei Nebrodi?

BIP, IL MARSALA DEL MERCANTE

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A capire che questo vino nato per caso fosse un vero affare è il mercante inglese Benjamin Ingham: arrivato in Sicilia nel 1806, fonda un vero business legato alla produzione del marsala. Il vino Bip che lo omaggia ha un colore oro intenso con riflessi ambrati. Sentori di melone e note di miele e nespola. In bocca risulta dolce e persistente con forti note di albicocca e pera cotta. Bene con i tradizionali dolci siciliani, perfetto con formaggi stagionati e piccanti.

JOSEPH, IL MARSALA DELLO ZIO

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Da chi ha dato avvio alla produzione a chi si è occupato della sua distribuzione. L’artefice di questa impresa è Joseph Whitaker. Dal suo arrivo in Sicilia nel 1819 si occupa di distribuire il marsala nel mondo grazie alla sua flotta di velieri. Uncle Joseph è il quarto dei cinque figli della Cantina Pellegrino. Si caratterizza per il suo colore rosso rubino intenso e per il profumo fruttato con note di ciliegia nera, melograno e prugna. Al palato è dolce, con chiari sentori di frutti rossi, ciliegia, marasca e melograno. Si può esaltare semplicemente con del cioccolato fondente (almeno 70% cacao). Ma se non ci accontentiamo il consiglio è: crostino di pane nero di Castelvetrano, tuma fresca e marmellata di gelsi.

ANITA, IL MARSALA È DONNA

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L’unica donna di questa squadra. Ana Maria Ribeiro Da Silva, meglio nota come Anita, moglie di Giuseppe Garibaldi. A lei è dedicato il marsala “rosa”. Nel 1860 l’eroe dei due mondi viene accolto in Sicilia proprio con un bicchiere di vino marsala. Al naso è intenso e persistente, con spiccate note di mela cotogna e sentori di fico secco e vaniglia. Al palato si avvertono sentori di albicocca secca e piacevoli note mielate. Provate a degustarlo con una rondella di caciocavallo ragusano con scorza di arancia candita su crostino di pane. La fine del mondo!

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Ivana Figuccio
ivana.figuccio@gmail.com

Fimmina siciliana sono ma per inseguire il sogno del giornalismo – figa! – mi sono trasferita a Milano. In valigia, oltre ai sughi preparati da mamma e il pane – che quello di “giù” è più buono –, anche una laurea in comunicazione e un master in giornalismo. E sì, ho il brutto vizio di voler parlare, scrivere, raccontare. Qualche saggio dice che il silenzio è d’oro. Questo spiegherebbe perché non sto seduta su una montagna di lingotti preziosi mentre parlo – tanto per cambiare – di me.