Come ordinare il vino al ristorante

Come ordinare il vino al ristorante

Eccolo, il cameriere sta arrivando al vostro tavolo. E ce l’ha con sé, è lei, spaventosa: la carta dei vini! Il momento più difficile della cena, quello da cui dipende la vostra credibilità di winelovers. E sì, forse anche quello da cui dipende il conto. Ma, soprattutto, quello che può contribuire a rendere una cena perfetta. Scegliere il vino giusto al ristorante non è un gioco da ragazzi ma con qualche suggerimento potrà essere divertente e portare alla decisione vincente.

 

Scegliere tra calice e bottiglia

Come ordinare il vino - Calice o bottiglia

Partiamo col primo dilemma: bicchiere o bottiglia? A condizionarvi probabilmente è il prezzo. Nei ristoranti il volume tipico del vino al bicchiere corrisponde a un quarto della bottiglia e di solito ha un prezzo comparato maggiore rispetto alla bottiglia. Quindi se siete dei seri consumatori di vino la scelta migliore per le tasche e per la gola è sicuramente la bottiglia. Se invece desiderate provare più vini nel corso della serata l’opzione calice sarà più conveniente. Ma sicuri di volervi confrontare reiteratamente con il sommelier nel corso della serata? Coraggiosi!

Vino della casa? No, grazie

Come ordinare il vino al ristornate - vino della casa

Vogliamo passarla liscia facilmente e velocemente e allora ci appigliamo all’ancora di salvezza “vino della casa”. Ecco, meglio naufragare che ripiegare sempre su questa soluzione. E’ comoda sì, ma è valida? No, o almeno non sempre. I motivi sono due. Il primo è il costo: i bicchieri di vino della casa hanno sulla carta il prezzo più basso ma il ricarico è considerevole. In pratica potete pagare per un bicchiere quello che il locale ha pagato per l’intera bottiglia. Il secondo è la qualità: nella maggior parte dei casi si tratta di vino scadente. Vino della casa non al ristorante, please.

Cibo-Vino, abbinamento senza tormento

Come ordinare il vino al ristorante - Abbinamento col cibo

Va bene avere il calice pieno ma anche il piatto deve esserlo. L’abbinamento cibo-vino merita attenzione e se ci teniamo molto la soluzione migliore sarebbe scegliere le portate prima di ordinare da bere. La difficoltà dell’abbinamento sale se optiamo per piatti particolarmente dolci, amari o piccanti perché possono rovinare il gusto del vino. In questi casi meglio chiedere il parere del cameriere. Altrimenti sentitevi pure liberi di scegliere il vino che vi piace senza l’ossessione del matrimonio cibo-vino.

L’assaggio, momento topico

Come ordinare il vino al ristorante - l'assaggio

Se la selezione del vino è una fase delicata, non meno imbarazzante è l’assaggio. Quando la bottiglia ordinata arriva al tavolo controllate che l’annata sia quella da voi richiesta. Versato nel bicchiere accertatevi non sappia di tappo o non abbia altri difetti. Fate girare il vino nel calice, annusate e assaggiate. Se i tutti sentori non sono sgradevoli il vino può restare al tavolo con voi. Se odore o sapore non vi convincono informate il cameriere e qualsiasi ristorante che si rispetti cambierà la bottiglia. E ricordate: non abbiate fretta!

S.o.s Cameriere

Come ordinare il vino al ristorante - sos cameriere

Un dettaglio non di poco conto: il cameriere può essere vostro alleato. Con buona probabilità ne sa più di voi, e allora perché non affidarsi alla sua esperienza? Basta che dargli qualche indicazione sui vostri gusti o desideri: rosso o bianco; fruttato o terroso; corpo leggero, medio o pieno e, last but not least, il prezzo. Questo atteggiamento potrebbe farvi fare bella figura con i commensali senza contare che potrebbe arrivare in tavola proprio il vino che desiderate.

Con pochi e semplici consigli siete pronti per il fatidico momento dell’ordinazione del vino. Allora, con voce sicura: “Cameriere!!”.

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Ivana Figuccio
ivana.figuccio@gmail.com

Fimmina siciliana sono ma per inseguire il sogno del giornalismo – figa! – mi sono trasferita a Milano. In valigia, oltre ai sughi preparati da mamma e il pane – che quello di “giù” è più buono –, anche una laurea in comunicazione e un master in giornalismo. E sì, ho il brutto vizio di voler parlare, scrivere, raccontare. Qualche saggio dice che il silenzio è d’oro. Questo spiegherebbe perché non sto seduta su una montagna di lingotti preziosi mentre parlo – tanto per cambiare – di me.