La Viticoltura eroica, quando il vino nasce dal coraggio

Produrre vino è di base un atto eroico, ma certe condizioni lo rendono ancora più epico. Non ha una concezione eroica solo dal lato del produttore, ma anche da quello del vitigno stesso. Queste situazioni estreme sono addirittura candidate a diventare un bene Patrimonio dell’Umanità UNESCO per la loro vocazione. Gli eroi moderni sono considerati coloro che, sacrificando sé stessi, portano avanti uno scopo comune, nel bene di tutti. Coloro che intraprendono quest’avventura sono individui coraggiosi, animati dalla passione e l’amore verso i loro prodotti, la storia e la tradizione. Questa è la viticoltura eroica.
Una viticoltura riconosciuta
Per tutelare questo tipo di viticoltura, il Cervim, Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana, ha ricercato dei criteri per definirla effettivamente Viticoltura Eroica:
– altitudine superiore ai 500 metri s.l.m.;
– pendenza del terreno superiore al 30%;
– colture nelle piccole isole;
– colture su gradoni e terrazze.
Si può definire in linea di massima un vigneto eroico quello che si localizza in aree ardue da gestire per posizione, terreno e clima, e che quindi comportano difficoltà di meccanizzazione e attuazione dei trattamenti.
La viticoltura eroica è un fenomeno mondiale, che si estende dal continente americano, sino a quello asiatico. Una particolare attenzione va posta sull’Italia, dove si riescono a trovare tutte le condizioni possibili. Dalle montagne della Valle d’Aosta, all’isola di Pantelleria, passando per le Cinque Terre.
I vini eroici italiani

La Lombardia offre uno dei vini eroici più caratteristici d’Italia: lo Sfursat. Siamo in Valtellina, in provincia di Sondrio, dove i terrazzamenti si estendono per migliaia di chilometri, tanto da essere definita la ‘Grande Muraglia dei vigneti’. Lo Sforzato di Valtellina DOCG è il risultato della selezione di uve Nebbiolo, fatte maturare su graticci in luoghi asciutti e aerati, dopo la vendemmia: una “forzatura” quindi alla naturale maturazione dell’uva. L’appassimento dura circa quattro mesi, fino a quando i grappoli perderanno il 40% del loro peso, e conferiranno un sapore più ricco e intenso al prodotto finale.
Spostandoci in Toscana, precisamente all’isola del Giglio, troveremo l’Ansonico. Si tratta di un luogo dove vinificare è complicato, e in passato si è cercato di facilitare il lavoro creando i palmenti, vasche dove si pigiava l’uva direttamente in vigna, per trasportare in cantina solo il mosto e agevolare le operazioni. L’Ansonico è un vino che si beve giovane, non adatto all’invecchiamento e dall’insolito retrogusto sapido.
La viticoltura eroica nel mondo

Si deve fare un tuffo nel passato per incontrare la prima cantina scoperta in Armenia, forse addirittura la più antica al mondo. È alle pendici del Monte Ararat che venne scoperta 6100 anni fa. Essendo una zona isolata, non è stata contaminata da agenti esterni, per questo i vitigni di oggi risultano essere identici a quelli del passato. L’Areni è un vino rosso di antica origine armena, caratterizzato da una buccia spessa per proteggersi dalle insolazioni che potrebbero danneggiarlo a 1300 metri, dove cresce. Calici di storia millenaria per un vino che ancora viene conservato in anfore interrate in luoghi aridi e impervi.
In Cile, fu Pablo Neruda a descrivere la viticoltura eroica. Da sempre molto legato alla sua terra, la descrive nelle sue opere come ostile, ma allo stesso tempo accogliente. Ostile perché le coltivazioni ad alta quota non consentono la vita della filossera, l’insetto che decimò i vitigni di Carmenère; accogliente perché ha dato la possibilità di recuperare un vitigno che sarebbe altrimenti scomparso.
Fragili, difficili, ma sicuramente determinati a narrare la storia di un territorio e di persone che hanno creduto in loro e anche in se stessi , questi sono i vini eroici.