Le famiglie del vino: la famiglia Tasca

Otto generazioni di amore e cura per la terra. La Sicilia non è solo la culla del loro vino, ma un’identità forte e orgogliosa che si tramanda di famiglia in famiglia. Una tradizione con radici profonde che, però, guarda al futuro con lungimiranza e freschezza.

Count Lucio Tasca d'Almerita with his sons Alberto and Giuseppe

Il Conte Lucio Tasca d’Almerita con i figli Alberto e Giuseppe a Regaleali – Ph. credits Fam. Tasca


Tutto parte dal 1830, nella contrada Regaleali, quando i fratelli Lucio e Carmelo Mastrogiovanni Tasca acquistarono 1200 ettari e introdussero le più moderne tecnologie agricole nell’entroterra siciliano. La coltivazione di cereali e la produzione di foraggio sono, all’epoca, le attività principali nella zona di Regaleali, dove le vigne occupano soltanto un piccola porzione del terreno lavorato. La tenuta è un incanto, un angolo di paradiso, tanto che nel 1882 Richard Wagner, ospite a Villa Tasca, termina il terzo atto del Parsifal. All’inizio del 1900, alle varietà locali di vitigni Catarratto e Inzolia si aggiungono gli uvaggi Sauternes e nasce Camastra, che vince una lunga serie di riconoscimenti. Nel 1950 a seguito della ridistribuzione della terra per la riforma agricola, la tenuta passa da 1200 ettari a 500. Nel 1960 debutta il bianco Regaleali, un blend di Inzolia, Catarratto e Greganico, che diventerà il fiore all’occhiello dell’azienda.

Tenuta Tasca d’Almerita Regaleali

Tenuta Tasca a Regaleali – Ph. credits Fam. Tasca

Alla tenuta madre, Regaleali, si sono aggiunte negli anni, in un progetto di valorizzazione delle varietà autoctone e dei territori a più alta vocazione vitivinicola, le tenute di Capofaro, a Salina, nell’arcipelago delle Eolie, la Tascante sull’Etna, la storica tenuta Whitaker nell’antica isola Mozia e la tenuta Sallier de La Tour, a Monreale. Ogni area parla una lingua precisa, ha una personalità distinta e racconta sapori tutti diversi. Oggi, la sfida più grande è preservare questi luoghi e lasciarli intatti per le generazioni successive, tramandandone le tecniche di conservazione e salvaguardia di ogni singolo ecosistema.

Il territorio

Ph. credits Fam. Tasca

Accanto ai vigneti crescono alberi di ulivo, campi di grano e mandorli. Negli orti, nei pascoli, nei frutteti, lavorano uomini e donne che sanno cosa significa il rispetto della terra. L’agricoltura praticata si è sempre infatti basata su principi di sostenibilità e rispetto assoluto della terra. Che si concretizza con la scelta di usare le tecniche e le conoscenze disponibili per non arrecare danno al suolo e all’ecosistema, escludendo qualsiasi sostanza chimica o procedura nociva. Addirittura viene adottato SOStain, il protocollo di sostenibilità per la viticoltura, che consente di misurare e di certificare, tramite l’utilizzo di rigorosi indicatori scientifici, il livello di sostenibilità dell’agricoltura.

I vini

Alberto Tasca, tenute Regaleali – Ph. credits Fam. Tasca

Facciamo un excursus emotivo su alcuni dei principali capolavori della famiglia Tasca. Nel 1954 viene piantato il primo degli attuali vigneti di Regaleali, un appezzamento di vitigno di Nero d’Avola coltivato ad alberello. Pochi anni dopo debutta il bianco Regaleali, un blend di Inzolia, Catarratto e Greganico che diventerà il fiore all’occhiello dell’azienda, mentre il 1970 è la prima annata di Regaleali Riserva del Conte. Nel 1979 Lucio Tasca pianta i primi vitigni internazionali nella tenuta, 4 filari per tipo di Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Pinot Noir e Sauvignon Blanc, nel 1988 nasce Cabernet Sauvignon e due anni dopo l’Almerita Brut Contea di Sclafani, frutto di ventiquattro mesi sui lieviti, metodo classico da uve Chardonnay. E con l’aggiunta delle tenute, si aggiungono ai preziosi vini il Nerello Mascalese, il Syrah, la Contessa Franca, il millesimato extrabrut.

L’intervista ad Alberto Tasca

Alberto Tasca – Ph. credits Fam. Tasca

1 – Quale vino in tutti questi anni vi ha dato più soddisfazioni? 

Difficile scegliere: sono molto soddisfatto della nostra produzione. In effetti, quando mai non lo sono stato ho evitato di produrli. Il più sorprendente è però il Nozze d’Oro di tenuta Regaleali per la sua capacità di mantenersi giovane nel tempo. Nel 1984 il Conte Giuseppe Tasca d’Almerita, mio nonno, decise di celebrare i 50 anni di matrimonio con nonna Franca con un vino che raccontasse la storia della famiglia. Questo vino nasce da Inzolia e Sauvignon Tasca ed è un immortale.

2- Una cosa che invidia a un’altra azienda e una cosa che sicuramente le altre aziende invidiano a voi

Un aspetto che amo e apprezzo molto del nostro settore è proprio lo scambio che esiste tra aziende: dalla mia esperienza non esiste invidia, ma stima. Io, poi, sono anche cresciuto con una mentalità sportiva con cui si impara ad apprezzare e riconoscere i meriti degli avversari e a prenderli come stimoli per migliorare. Ammiro tutti produttori agricoli italiani e le eccellenze del Made in Italy tanto quanto poco sopporto le speculazioni e i luoghi comuni.

3- Qual è il brindisi più importante fatto finora nella vostra vita? 

Direi, l’ultimo fatto prima dell’avvento del Covid-19, quando siamo stati informati di avere ottenuto il riconoscimento di Best Winery in Europe, Cantina europea dell’anno, da Wine Enthusiast, la prestigiosa testata americana. Un traguardo mai raggiunto prima da una cantina siciliana, che ci rende orgogliosi. E particolarmente orgoglioso sono della motivazione che Wine Enthusiast ha dato: “L’impegno assunto dalla famiglia Tasca d’Almerita per la viticoltura sostenibile in Sicilia ha avuto un’influenza estremamente positiva sul vino, sull’ambiente e sulle altre cantine anche in tutta Italia, migliorando la qualità e diffondendo il messaggio di sostenibilità”.

4- Qual è il primo ricordo legato al vino?

Sono nato in mezzo ai vigneti, quindi non c’è ricordo che non sia legato al vino. Forse, però, il più significativo è stato il mio primo Vinitaly nel 1993: lì mi resi conto della dimensione del settore del vino italiano e di quanto fosse un ambiente fatto di umanità, dove i rapporti interpersonali rimangono al centro di tutto.

5- Una curiosità o aneddoto che non ha mai raccontato a nessuno, ma solo a noi 

Penso che questo triste e difficile momento che sta attraversando il mondo abbia anche dei lati positivi tra cui il consentirci di ricreare l’ordine delle priorità della vita e rivalutare l’importanza del tempo.

barbara volpini
barbara.volpini@yahoo.it