Ne avete mai sentito parlare? NoLo è l’acronimo di North of Loreto e indica quella “nuova” e grande zona di Milano che si sviluppa intorno a viale Monza, via Padova e Naviglio Martesana.

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L’hanno ribattezzato il quartiere dei creativi per via dell’arrivo (negli ultimi tempi) di architetti, designer, studenti e artisti attratti dagli affitti a buon mercato e dall’incredibile multiculturalismo che si respira tra le vie di questa periferia milanese.

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Dunque, benvenuti a NoLo: tessera urbana di un grande puzzle dalla strana forma. Un mondo variopinto di donne, uomini e situazioni. Ed è da qui che noi della redazione di BIANCOVINO.COM scriviamo e andiamo alla ricerca delle novità e delle chicche da raccontare a voi…

La storia del quartiere | NoLo

Fino a poco tempo fa, viale Padova e dintorni erano simbolo di degrado. Ma Milano è fantastica perché cambia continuamente…

Ai primi del ‘900 questa era l’arteria che portava alle osterie e alle case affacciate sul naviglio, in direzione Monza. Negli anni ’60, la zona è cresciuta come quartiere operaio, popolandosi di immigrati provenienti soprattutto dal sud-Italia. Negli ultimi due decenni, invece, si è un po’ persa al punto da diventare una sorta di ghetto contenente un melting pot di etnie di paesi in via di sviluppo. Una via lunga e popolosa, teatro di micro e macro-criminalità in cui era considerato pericolo addentrarsi di sera.

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Ad abitarla, quasi interamente, c’era una popolazione compatta e poco incline alla integrazione, insomma: dalla zona a nord di Loreto ci si teneva alla larga! Ma le cose stanno decisamente cambiando.

Le origini del nome | NoLo

Le origini sono incerte e assai controverse, ma pare che Francesco Cavalli, designer 43enne, si lamentasse da sempre il fatto che il suo quartiere non fosse minimamente considerato nelle mappe delle Milano da bere e quindi decise proprio di inventare il nome ‘NoLo’ insieme a Luisa Milani e Walter Molteni, grafici dello Studio La Tigre.

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“Contrariamente a quanto è stato detto e scritto – afferma Cavalli – dietro questa parola non c’è alcuna operazione commerciale, né noi rivendichiamo la paternità di una parola. Semplicemente, abbiamo cercato di ridare consapevolezza a quest’area, che si trova a pochi chilometri dal centro e che ha sempre avuto una sua storia e una vita in continua definizione, anche se in tanti non se ne accorgevano”.

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