Pizza e vino: accoppiata vincente!

TV sintonizzata sulla partita, amici sul divano, patatine, pizza e vino. Sì, tra gli sguardi sorpresi e i volti sgomenti dei partecipanti alla serata voi avete deciso di ribellarvi alla regola non scritta: pizza&birra. E avete fatto bene. Chi lo ha detto che l’anima gemella della pizza sia il luppolo? Per chi alla pinta preferisce il calice e alla schiuma le bollicine qualche dritta sull’abbinamento pizza e vino che convincerà anche il più sfegatato fan club del luppolo.

Facile dire pizza. Ma tra l’intramontabile signora Margherita e la stravagante Fantasia (nome frequente nei menù per indicare un condimento quanto mai insolito e variegato) c’è un arcobaleno di colori e di gusti difficile da riassumere. Ci sono però due macro categorie che abbracciano tutte le pizze del mondo: a base bianca e a base rossa. Distinzione cromatica che a noi, winelovers, appare molto familiare. E allora lo vedete che pizza e vino sono fatti l’uno per l’altro?

Pizza a base rossa e vino

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Fatte ‘na pizza c’a pummarola ‘ncoppa. Vedrai che il mondo poi ti sorriderà”. La grande verità di Pino Daniele. E’ il pomodoro il protagonista, l’ingrediente che decide il colore della pizza. E, in effetti, anche del vino da bere insieme. Il pomodoro è caratterizzato da una notevole acidità che non deve essere accentuata dal vino. Un rosso e una pizza al pomodoro tendono a lasciare al palato un retrogusto amaro. Quindi un bianco fresco, leggero è il compagno ideale per la pizza a base rossa. Se si tratta di una Margherita adatta è una Vernaccia, briosa, profumata di erba e frutta secca. Ma anche un bianco Friulano, con i suoi profumi agrumati e minerali esalta la semplicità mai noiosa della pizza più classica.

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Se poi avete gusti più stravaganti e la pizza vi piace molto condita, allora anche il calice può cambiare colore. Il numero e la complessità degli ingredienti sulla vostra rossa possono richiedere un vino più strutturato e un rosso – mai troppo aggressivo – può aiutarvi a mandar giù quel boccone goloso. La Campania, oltre alla pizza, ci può offrire il vino adatto: un Aglianico che – badate bene – abbia fatto poca botte. Ma faranno sicuramente gol al vostro palato anche un Negroamaro, un Refosco o un Barbera d’Asti, sapido con richiami di frutta scura e un colore rosso torbido. Un ton sur ton all’ultimo grido…di piacere.

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Rimane troppo spesso in panchina ma quando scende in campo, pardon, in tavola si fa notare. E’ il rosato, un altro degno accompagnatore per la pizza rossa. Discreto ma deciso è, forse, il vino ideale per la pizza. Consigliati un Bolgheri rosato toscano o un Pungirosa Castel del Monte docg dalla Puglia con furore.

Pizza a base bianca e vino

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Se è bianca vuol dire che in campo è scesa la squadra dei latticini. Mozzarella, grana, formaggi morbidi e saporiti: tutti in attacco sulla vostra pizza. Un’ esplosione di gusto e – sì, tocca dirlo! – di grassezza. Con questo tripudio di sapori è il caso di berci su. L’obiettivo è pulire la bocca con un vino con una buona acidità e freschezza. Non fanno al caso nostro i grandi bianchi da invecchiamento, quelli dal classico colore dorato. Facilità di beva e naturalezza fanno del Müller Thurgau una buona scelta: secco, fresco, vivace, con richiami di agrumi. Insomma dopo un sorso la bocca tornerà come nuova e pronta per il prossimo morso alla vostra pizza.

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Ma più a sud troviamo anche il Fiano di Avellino che, ad esempio, oltre ad andare a nozze con la mozzarella ha un certo feeling con ingredienti più aggressivi come salsiccia e friarelli. Per chi vuole più movimento in campo, ci sono le bolle: un Valdobbiadene millesimato veneto o la Falanghina in versione spumantizzata riescono a equilibrare in modo eccellente il gusto della pizza a base bianca. Per chi al rosso proprio non ce la fa a rinunciare l’opzione più interessante è il Lambrusco che mette colore e vivacità e non vi farà sentire la mancanza della birra.

E se la partita non è andata come speravate, poco male: i veri vincitori siete voi che avete scelto il vino anziché la birra!

 

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Ivana Figuccio
ivana.figuccio@gmail.com

Fimmina siciliana sono ma per inseguire il sogno del giornalismo – figa! – mi sono trasferita a Milano. In valigia, oltre ai sughi preparati da mamma e il pane – che quello di “giù” è più buono –, anche una laurea in comunicazione e un master in giornalismo. E sì, ho il brutto vizio di voler parlare, scrivere, raccontare. Qualche saggio dice che il silenzio è d’oro. Questo spiegherebbe perché non sto seduta su una montagna di lingotti preziosi mentre parlo – tanto per cambiare – di me.