Vini del mare: quando l’invecchiamento avviene sott’acqua

Che i fondali marini siano luoghi magici e misteriosi è risaputo, ma chi avrebbe mai pensato che insieme ai pesci che nuotano indisturbati o alle meduse che danzano sinuose ci avremmo potuto trovare del vino? Resti di qualche nave affondata potreste (giustamente) pensare. E invece no, “colpa” dei produttori di vino che, a quanto pare, ne sanno una più del diavolo.
Vini del mare: l’affinamento

Pph. credits Igrandivini
Il vino, come ben sappiamo, richiede delle condizioni ideali di luce e temperatura per poter raggiungere le caratteristiche organolettiche e gustative desiderate e per questo i locali di affinamento adibiti sono in genere cantine interrate o locali termo condizionati.
Negli ultimi anni però sta spopolando una nuova pratica che, nonostante abbia fatto storcere un po’ il naso agli enologi, pare abbia riscosso anche n notevole successo. Di cosa parliamo? Dell’affinamento del vino in mare.
Sembra infatti che le condizioni di penombra, temperatura costante e contro-pressioni tipiche dei fondali marini siano quelle adatte a favorire l’evoluzione dei vini, soprattutto di quelli frizzanti e spumanti. Questa metodologia prevede quindi che le bottiglie, protette da tappi speciali con rivestimenti di ceralacca, gommalacca o di acciaio, vengano immerse in gabbie metalliche e ancorate ai fondali marini, a profondità che in genere non superano i 100 metri, per periodi di tempo variabili. Dalla collaborazione tra Bacco e Poseidone risultano quindi dei vini unici, non solo per caratteristiche aromatiche. Le bottiglie infatti sono rese inconfondibili dai disegni creati dalle incrostazioni di salsedine e dalla flora e fauna locali che le rendono ognuna diversa dall’altra, trasmettendo a chi le degusta i segni del mare e del tempo.
Vini del mare: alcuni esempi dall’Italia

Ph. credits Bisson
Diverse sono le realtà vitivinicole che credono fortemente nella validità di questa particolare tecnica, tra cui la cantina Bisson, pioniera italiana dell’affinamento di bollicine sott’acqua. Dopo aver reso Abissi, lo spumante metodo classico (presente nella versione classico, rosé e riserva) che fa il bagno a 60 m di profondità a largo della costa ligure, il fiore all’occhiello della sua produzione, Pierluigi Lugano spera un giorno di realizzare il sogno di creare un vigneto navigante, così da unire completamente le sue grandi passioni.

Ph. credits Tenuta del Paguro
Sui fondali del Mar Adriatico invece troviamo i vini della Tenuta del Paguro. Questa azienda romagnola ha trasformato il relitto della piattaforma del Paguro, inabissatasi a 35 metri di profondità nel 1965 a seguito di un incendio, in una vera e propria cantina subacquea dove i suoi vini, bianchi e rossi, maturano per 12 mesi sorvegliati da paguri, scorfani, astici, granchi e ostriche.

Ph. credits Cantina Santa Maria La Palma
Anche dalla Sardegna vengono a galla bottiglie di spumante grazie alla Cantina Santa Maria La Palma ad Alghero. Ogni anno l’azienda organizza l’Akènta Day, in cui si celebra questo Vermentino subacqueo. Durante questa giornata gli elicotteri ripescano dal mare le bottiglie che dopo sei mesi di riposo a 40 metri di profondità nei fondali di Porto Conte, rivedono la luce del sole.
Dall’America si sente già parlare di “aquaoir” come equivalente marino di “terroir”. Che questa pratica sia una scoperta rivoluzionaria o una mera operazione di marketing, è certo che è in grado di donare al vino quel fascino e quel velo di mistero che solo il mare può regalare.